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L’ENERGIA CHE "ROVINA" IL PAESAGGIO

Uno dei principali freni all’installazione di pannelli fotovoltaici su larga scala – soprattutto nelle aree rurali e nei piccoli comuni – è legato alla percezione visiva del cambiamento: il paesaggio italiano, con i suoi borghi storici, le colline, le coste, è considerato un patrimonio da tutelare quasi come un’opera d’arte.
Molte amministrazioni locali, sovrintendenze e comitati cittadini si oppongono a nuovi impianti per timore che questi “deturpino” il territorio. E questa resistenza non è solo emotiva: la normativa italiana impone vincoli molto stringenti, soprattutto in zone a tutela ambientale o di valore storico.
Estetica contro sostenibilità? Un falso dualismo
Il problema è che, in mancanza di un approccio sistemico e di un dialogo strutturato tra ambientalismo, urbanistica e innovazione, si crea un cortocircuito tra tutela del paesaggio e lotta al cambiamento climatico.
È legittimo proteggere la bellezza dei nostri territori, ma è altrettanto necessario riconoscere che il paesaggio che oggi vogliamo conservare è minacciato proprio dall’inazione climatica.Rinunciare ai pannelli fotovoltaici non significa necessariamente preservare un paesaggio incontaminato, ma potrebbe esporci a scenari sempre più frequenti di eventi estremi, siccità e instabilità climatica.
Soluzioni esistono, ma richiedono visione
La tecnologia offre già risposte compatibili con la tutela del paesaggio:
  • Pannelli integrati nell’architettura: soluzioni estetiche su tetti, facciate o persino sotto forma di tegole solari.
  • Impianti agrivoltaici: strutture elevate che permettono di continuare l’agricoltura sotto i pannelli.
  • Progettazione partecipata: coinvolgere cittadini e istituzioni locali nella progettazione degli impianti, per evitare conflitti e favorire l’accettazione.
Ma tutto questo richiede snellimento normativo, chiarezza degli incentivi, formazione tecnica e sensibilizzazione culturale. Senza questi elementi, anche la migliore tecnologia resta inutilizzata.
L’impatto visivo è reale, ma anche la crisi climatica lo è
Non si tratta di ignorare l’impatto visivo dei pannelli fotovoltaici, ma di contestualizzarlo. In un’Italia dove le autorizzazioni richiedono anni e gli iter si bloccano per cavilli estetici, serve un nuovo paradigma che metta in equilibrio:
  • Tutela del paesaggio
  • Accesso equo all’energia rinnovabile
  • Velocità di risposta alla crisi climatica
Conclusione: serve un nuovo immaginario energetico
La transizione energetica ha bisogno di più di pannelli solari: ha bisogno di una nuova narrazione. Dove l’energia pulita non è un “nemico del paesaggio”, ma parte integrante di un futuro armonico e resiliente.
L’Italia può essere un modello europeo di sostenibilità, ma solo se smette di trattare il fotovoltaico come un corpo estraneo. Il sole non rovina il paesaggio: lo illumina. Sta a noi decidere se vogliamo continuare a usarlo per scaldare la Terra… o per alimentare il cambiamento.
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